Piccoli Musei, dopo il convegno di Firenze nuove prospettive.
L’ingresso non prevede quasi mai il pagamento obbligatorio di un biglietto, puoi decidere in autonomia il tempo giusto, per te. Non è fissata neanche una tariffa prestabilita, anche quella la puoi decidere in autonomia. Chi ti accoglie, se vuoi, può guidarti e raccontarti ascoltando quello che più ti interessa, ti parlerà di sicuro anche del proprio ruolo e lo farà con partecipazione, creatività e coinvolgimento. Quasi sempre c’è un dono pensato proprio per te. Quando uscirai avrai avuto molte indicazioni da utilizzare per scoprire ancora altro, nel paesaggio in cui ti trovi.
Sono i piccoli musei, una normale anomalia, sono i musei più diffusi nel panorama nazionale anche se praticamente invisibili nell’ufficialità dei censimenti. Nel 2007, grazie all’intuizione del Prof. Giancarlo Dall’Ara, è nata l’Associazione Nazionale Piccoli Musei, una associazione nazionale pensata proprio per loro, per potersi incontrare e farsi conoscere.
Nel 2020 irrompe il Covid-19. Per cinque lunghi anni non è stato possibile svolgere il consueto convegno nazionale dei piccoli musei, per questo motivo quello che lo scorso ottobre si è svolto a Firenze è stato particolarmente rilevante, l’undicesimo.
Fondamentale è stato il sostegno logistico e finanziario della Regione Toscana, il contributo della Fondazione di Sardegna, il patrocinio dei comuni di Capraia e Limite e di Stintino, i cui rispettivi musei sono stati coinvolti in prima persona nell’organizzazione. Ricordiamo anche la collaborazione con molti enti del terzo settore e con attività commerciali, a testimonianza di quanto questi musei siano strettamente connessi con le reti territoriali.
Sono stati sedici gli interventi che si sono susseguiti nei due giorni dell’incontro, e contrariamente a quanto ci si poteva aspettare dopo cinque anni di astinenza, non è stato un cedere all’autocelebrazione, tutt’altro, piuttosto potremmo considerarlo un episodio generativo.
I piccoli musei si sono presentati proponendo le linee di sviluppo per il futuro dell’Associazione. L’impegno sui cambiamenti climatici, da Rino Lombardi del Museo della Bora di Trieste, che cosa vuol dire essere un piccolo museo, da Giulia Balzano del Museo dell’Ossidiana di Pau, ed ancora le opportunità e i rischi dell’essere un piccolo museo in una zona turisticamente famosa, nell’esperienza di Esmeralda Ughi del Museo della Tonnara di Stintino. Per fare solo alcuni esempi. E poi ci sono stati i momenti in cui si è attinto dalla ricerca e perfino dalle esperienze di grandi musei per parlare di integrazione tra gli istituti della memoria, di forme narrative nuove, dell’ultima e recente definizione di museo, dei musei che si stanno impegnando in progetti per i pazienti affetti da Alzheimer e per le loro famiglie, di standard e piccoli musei, delle potenzialità dei piani strategici. Ed infine l’intervento del Coordinatore Nazionale, Marzio Cresci, sulla necessità di promuovere l’osservatorio nazionale dei piccoli musei. Il convegno è stato chiuso dalla Presidente della Commissione Cultura della Regione Toscana, Cristina Giachi, che ha ribadito la centralità delle funzioni che i piccoli musei possono avere nello sviluppo dei territori.
A caratterizzare la specificità di questi istituti c’è che il convegno non finisce qui. Per prima cosa potete consultare il sito del convegno [www.undicesimoconvegno.piccolimusei.com], e grazie all’impegno della Regione Toscana verrà realizzata la pubblicazione degli atti. Ma c’è dell’altro.
Parte da questo convegno una nuova stagione per i piccoli musei, una stagione di studio e di riflessione per consolidare e sviluppare ulteriormente il ruolo fondamentale che questi istituti svolgono per le proprie comunità. Un ruolo che finalmente deve essere riconosciuto, valorizzato e adeguatamente sostenuto.
Questo convegno è stato un nuovo episodio, il primo dopo tanto tempo, del cammino verso il riconoscimento dei piccoli musei come “porta del territorio”.