di Silvio Polli
Il deflusso avviene dalla Vallata della Sava di Lubiana e di Zagabria attraverso i valichi situati fra le Alpi Giulie Orientali e i monti Kapela e Velebit della Croazia. La corrente aerea, nella sua discesa verso il mare, viene divisa, dal gruppo del Monte Nevoso, in due flussi: uno a nord che scorre tra la Selva di Tarnova e il Monte Nevoso attraverso il valico di Postumia, ed uno a sud che fluisce tra il Monte Nevoso e le elevazioni settentrionali dei monti Kapela e Velebit. Il primo dilaga sull’Altopiano carsico e precipita sul golfo di Trieste, il secondo scende violento sul golfo di Fiume e sul Quarnaro.
La direzione della bora sul Carso di Trieste, sulla città e sul suo golfo, è determinata dalla direzione del solco vallivo lungo il quale essa scende al mare. Essa mantiene perciò sempre la stessa direzione che è quella da ENE.
Questa costanza, che è una delle sue più importanti caratteristiche, permette di meglio affrontarla e di meglio difendersi da essa e in qualche caso anche di sfruttarla.
Sull’Altipiano carsico la corrente d’aria trova possibilità di espandersi e perciò defluisce con caratteri generalmente più moderati e uniformi. Arrivata al margine dell’altopiano che si eleva immediatamente alle spalle della città ad un’altezza di circa 300 metri, precipita su di essa e sul mare con una velocità che va rapidamente aumentando nella discesa, mentre il flusso assume contemporaneamente forme turbinose ed estrema violenza.
Nel golfo, al largo, il vento trova una base di scivolamento orizzontale più uniforme; riprende allora velocità e moto più regolari. Sul mare la bora continua a scorrere nella stessa direzione su un fronte largo circa 30 km fino a Chioggia, dove arriva con una velocità ridotta ad un terzo. La bora si smorza rapidamente ai lati per cui lungo la costa friulana e veneta essa risulta molto ridotta.