Ricordo di Silvio Polli a cura di Dario Marini,
pubblicato su ATTI E MEMORIE della Commissione Grotte Eugenio Boegan
SILVIO POLLI, UNO SCIENZIATO DIMENTICATO
E’ senz’altro inusuale che il necrologio del professor Silvio Polli appaia alquanto tempo dopo la sua morte, avvenuta il 30 maggio 1990; con una certa ingenuità si pensava infatti che il compito di parlare di una figura così eminente sarebbe stato assunto da qualche personalità di rilievo, il che purtroppo non è stato. Il fatto in sé deplorevole ha tuttavia evitato di dover pubblicare una paginetta di maniera buttata giù controvoglia, magari da qualcuno che a Polli piaceva poco o nulla. Il mio è invece un ricordo personale ed affettuoso, che se non metterà nel dovuto risalto la valenza dello studioso – del resto desumibile dalle sue 209 pubblicazioni scientifiche -, potrà dare un’idea migliore dell’uomo, che ritengo pochi abbiano conosciuto a fondo per una riservatezza che era frequente nella sua generazione.
Polli l’ho visto nei primi anni ’60 a Borgo grotta Gigante quando si stava attrezzando la stazione meteorologica nella Grotta Doria, epoca in cui i miei interessi esplorativi divergevano affatto dai suoi, che ritenevo limitati alla puntigliosa misurazione di insignificanti divari termici. Qualche volta lo incontravo per città alla testa di un codazzo di gitanti che stentavano a stargli dietro ed il cipiglio associato alla nomea di un carattere un po’ brusco non incoraggiavano certo l’approccio. Nel 1968 mi telefonò in sede quale curatore del Catasto per segnalarmi una cavità forse ignota presso Precenico ed andammo a vederla assieme a due ragazzi del paese che l’avevano trovata. In questa occasione egli si rivelò con mia sorpresa persona di grande affabilità pronta a parlare di vari argomenti, specie d’alpinismo, che aveva praticato ad un notevole livello. Pensai quindi di consultarlo per la preparazione della Guida delle Alpi Giulie e per quella della Val Rosandra (1978). Cominciai così a frequentare la casa di via Zamboni dove viveva oramai da solo e si stava in una stanza tappezzata di libri davanti ad una scrivania che andava coprendosi di carte topografiche di ogni età, schizzi, foto, appunti, volumi. Nei pomeriggi d’inverno una lampada da tavolo rischiarava appena il piano di lavoro, mentre il resto della camera rimaneva nella penombra; per sopportare meglio il clima dell’ambiente non riscaldato Polli tirava fuori qualche bottiglia di strani distillati o infusi d’erbe da lui stesso preparati, che venivano versati in minuscoli bicchierini da rosolio. Nel succedersi degli incontri si stabilì tra di noi un crescente rapporto di simpatia e confidenza, in modo che il discorso tecnico deviava sempre più spesso a toccare temi filosofici ed esistenziali, in particolare l’eterno enigma della morte. Con nessuna altra persona, prima e dopo, ho avuto conversazioni tanto profonde, nelle quali si manifestavano le sorprendenti capacità indagative di una mente superiore
che proponevano spunti sui quali meditavo per giorni. Riuscivano ad incrinare la sua flemma proverbiale solo certi spropositi che pescava con incredibile acume in qualsiasi scritto, evidenziandoli con un tratto di matita ed un numero di punti esclamativi proporzionato alla loro gravità; per i miei aveva un’indulgenza assoluta, che mi lasciava confuso nel percepirvi una benevolenza che andava oltre la stima. Rivedo ancora nell’alone di luce il cranio eburneo di questo grande vecchio, gli occhi bonari animarsi per qualche “witz” e la curiosa risata a singulto che non era per molti.
Polli è stato uno scienziato eclettico alla maniera di una volta, nel senso che il suo sapere spaziava in numerose discipline ed è stato infatti per oltre trent’anni libero docente in fisica terrestre, matematica e climatologia presso l’Università di Trieste. Era uno specialista insuperato nell’uso delle più disparate apparecchiature di misura ed all’occorrenza ne progettò o costruì alcune di nuovo tipo; la sua abilità manuale nella meccanica di precisione ne avrebbe fatto un eccellente artigiano.
Dopo un breve periodo di insegnamento (1933/36) nelle scuole medie, il prof. Francesco Vercelli lo assunse nel ruolo di assistente presso l’Istituto Geofisico (poi Talassografico) di Trieste, del quale divenne in seguito Direttore reggente.
Nel corso di una vita di straordinario fervore operativo Polli raccolse milioni di dati in ogni ambiente terrestre, con una prevalenza per l’oceanografia e la mareografia; la rassegna delle sue pubblicazioni scientifiche comprende inoltre studi di sismologia, bradisismi, radiazione solare, glaciologia, climatologia, limnologia e meteorologia. Membro di prestigiose accademie, consulente dell’Unesco, componente del Comitato Interministeriale per la difesa di Venezia, Polli andò in pensione nel 1970 e – come spesso accade – da quel momento le sue quotazioni iniziarono un lento declino; troppo educato e signore per mettere alla porta i petulanti ed i furbi che ambivano sfruttare i suoi archivi cartacei e mnemonici, egli divenne una specie di oracolo domestico del tempo, il Mago della bora, un personaggio un po’ eccentrico e sempre disponibile da intervistare ad ogni eccesso atmosferico. Alla sua morte poche righe su IL PICCOLO sono state l’epitaffio con il quale Trieste ha sotterrato un figlio che ne aveva portato il nome nel mondo ed uno dei maggiori scienziati nati qui in questo secolo.
Polli assieme al figlio Elio – botanico di vaglia e nostro prezioso collaboratore – ha pubblicato su ALPI GIULIE due lavori sulle raccolte d’acqua del Carso triestino ed un terzo apparirà postumo. Volendo dare un appropriato riconoscimento a questa sua ultima attività, nel 1989 abbiamo ripristinato un’antica vasca naturale alimentata da uno stupendo sistema idrico creatosi su un “karren” presso il Campo delle Vipere; sul bordo una targa porta il suo nome e siamo certi che egli ha gradito di esser ricordato quassù piuttosto che in una strada di periferia. Appena comincia a piovere il bacino prende vita, dai solchi laterali rivoli crescenti affluiscono nel canale centrale che con una cascatella ciangottante si getta nella vasca, come accadeva un secolo fa quando vi si abbeveravano le vacche. Il suono rompe il silenzio della campagna petrosa e ci piace credere che il professore Polli sia qui con i suoi strumenti a raccogliere dati per un altro studio.