Il Museo della Bora Pop Up allo Science in the City Festival ESOF2020!
Un museo temporaneo con il sogno di trovare uno spazio definitivo Il Museo della Bora trova casa per una settimana al Magazzino 27 in occasione dello Science in the city Festival di Esof 2020. Avrà a disposizione 200 metri quadrati che ospiteranno reperti, immagini e curiosità di questo piccolo, grande museo in progress dalla grande visibilità mediatica.
L’idea dell’allestimento Lo spazio museale temporaneo “Pop Up”, vuole essere allo stesso tempo semplice e fantasioso. Il percorso espositivo sarà composto da una serie di grandi scatole ribaltate dalla bora. “Era tutto in ordine prima di inaugurare. Poi è arrivato un refolo che ha rovesciato tutto!” così gli organizzatori della mostra spiegano la scelta allestitiva.
I contenuti L’esposizione esplora i tanti aspetti della bora e del vento, tema multidisciplinare che spazia tra scienza, cultura popolare, arte, memoria. un museo che meriterebbe ancora più spazio dell’attuale Magazzino dei Venti, di appena 50 mq, aperto su appuntamento da più di 16 anni in via Belpoggio 9, anche considerando i numeri delle visite (1500 visitatori nel 2019). L’allestimento pensato per Science in the city Festival propone una quindicina di focus, esponendo molti oggetti diversi che testimoniano ancora una volta la vastità e il grande potenziale di questo tema: dal meteo alla letteratura, dai mulini ai ghiaccini (iazini), dagli spaventapasseri eolici agli aquiloni di design, dalle cronache del giornale ai ricordi di ognuno.
Le opere di Noa Pane, il gemellaggio con il Luftmuseum di Amberg Un’area speciale sarà dedicata a una “mostra nella mostra”, con le opere di Noa Pane. Una serie di strutture gonfie d’aria e di creatività. La mini-esposizione della giovane artista italiana è frutto della collaborazione con il Luftmuseum, il museo dedicato all’aria, ospitato nella città bavarese di Amberg, un museo “cugino” dell’eolico museo triestino. Non mancheranno le occasioni di scoprire le proposte dell’istituzione museale tedesca che dimostra come dall’aria (e di conseguenza anche dal vento) possano nascere esperienze di visita memorabili.
“Bora di Yuri Ancarani”: un vento selvaggio in una TV di design Sempre a caccia di cose interessanti e mai banali da mostrare in tema eolico, il Museo della Bora propone anche “Bora”, opera d’arte contemporanea di Yuri Ancarani, artista che negli ultimi anni ha raccolto un crescente consenso in Italia e all’estero, dall’Hammer Museum di Los Angeles al Palais de Tokyo di Parigi, dal Solomon Guggenheim Museum di New York alla Biennale di Venezia. Ancarani è un videoartista e film-maker le cui opere nascono da una continua commistione fra cinema documentario e arte contemporanea. “Bora” è una scultura video, una scatola magica piena di vento, con la bora selvaggia della val Rosandra da ammirare in uno straordinario oggetto di design, il televisore Algol Brionvega.
La forza del vento, la bellezza delle immagini Un grande ledwall visualizzerà le spettacolari riprese di mare e bora catturate da Paolo Forti, il capolavoro d’animazione Wind, di Robert Löbel, insieme ad altre immagini che fanno parte della memoria legata al caratteristico vento di est-nord-est, senza dimenticare i memorabilia dell’Associazione Museo della Bora che da ormai più di vent’anni reinterpreta la bora e il suo mito con iniziative fresche e originali come Boramata, la festa del vento con le sue inconfondibili girandole, che tornerà, promettono, tornerà. Su un altro schermo sarà invece visibile una spiegazione della bora nei luoghi della bora a cura di Renato R. Colucci, senza tralasciare gli aspetti legati ai cambiamenti climatici.
Un allestimento ecologico, originale, un invito alla curiosità Il progetto Bora Museum è nato da un souvenir, la “bora in scatola”, perché una lattina era troppo piccola per contenere tutto questo vento e il suo mondo. Un museo è un grande contenitore di reperti e di idee. Il Museo della Bora dovrà contenere tante scatole, cioè tante stanze diverse. Ma questi spazi dovranno essere vivaci come il vento, come il piccolo museo di via Belpoggio sta già facendo. L’allestimento pensato per Science in the city Festival si basa su una serie di scatole-moduli che contengono ognuna una “pillola” di bora o di vento. Ciascuno di questi box è un invito alla curiosità. Le scatole dell’allestimento sono in cartone riciclato a dimostrazione dell’attenzione del museo per l’aspetto ecologico, ambientale e climatico. Anche un museo, oggi più che mai, deve avere questa sensibilità.
L’allestimento offre un ampio numero di QRcode per allargare gli spazi e gli orizzonti della mostra e garantire una visita in linea con le disposizioni anti Covid-19.
Gli incontri collaterali Un ricco programma di incontri sono previsti prima, durante e dopo l’esposizione al magazzino 27. Nel mese di agosto si sono svolti laboratori e installazioni di girandole al Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie di Maniago, al Santuario di Muggia Vecchia e al Museo Bruseschi di Prato Carnico. La girandola, in fondo, è un piccolo esempio di energia eolica abbinato alla fantasia… Sono previsti incontri online dedicati a temi che fanno parte della natura di queste terre come “il vento delle grotte” e “il proteo” in collaborazione con lo Speleovivarium.
Ma sono in programma anche brevi conferenze su temi quali: “museo e tecnologia”, con Giuliano Gaia; “il cambiamento climatico”, con la giovane attivista Celeste Righi Ricco; “bora tra cielo e mare” con Stefano Querin (OGS). Non mancheranno sui social le dirette dalla mostra con visite virtuali e ospiti a sorpresa.
Il contributo di Nick Hunt Sono previsti anche una video-pillola e un testo di Nick Hunt, autore del libro “Dove soffiano i venti selvaggi”, un diario di viaggio nelle terre di quattro venti europei, Helm, Foehn, Mistral e la Bora, pubblicato in Italia dall’editore Neri Pozza. Recentemente, lo scrittore di Bristol ha firmato l’introduzione della nuova edizione di Heaven’s breath, di Lyall Watson, un “testo sacro” per chi studia e ama il vento.
Tante chicche Dall’anemometro un tempo in cima alla torre dell’Istituto Talassografico, alla bora della Val Rosandra racchiusa in un televisore di design, fino al video 360° “alla ricerca della bora perduta” realizzato da Giulia Massolino per la più recente edizione del progetto “Visioni in movimento”: sono tante le eoliche chicche da scoprire alla mostra.
Le collaborazioni scientifiche Il supporto scientifico dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, dopo la mostra Laboratorio Venti nel 2019 si è rivelato ancora una volta preziosissimo per il Museo della Bora. Particolarmente interessante da scoprire è l’azione della bora nel golfo di Trieste e nel Mediterraneo, merita attenzione l’evento di bora del 2012, uno dei più lunghi episodi nella storia della città.
Fondamentale come sempre anche la consulenza dell’Unione Meteorologica del FVG, presenza fissa agli eventi organizzati dall’Associazione Museo della Bora.
A proposito di musei… Da segnalare il supporto prezioso dell’APM-Associazione Nazionale Piccoli Musei, attraverso una serie di laboratori e incontri con realtà museali facenti parte del sodalizio, come lo Speleovivarium, il Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie di Maniago e il Museo Bruseschi di Prato Carnico.
In tema di musei è previsto un incontro dedicato al rapporto tra musei e tecnologia curato da Giuliano Gaia, docente allo IULM e al Master del Sole 24 ore, fondatore di musei-it.net
Giovani associazioni Il Museo della Bora vuole essere un punto di incontro tra le generazioni. Per questa mostra sono state coinvolte anche realtà giovani e dinamiche come Zeno, specializzata sui processi partecipativi, e l’associazione di diffusione scientifica Explora, che proporrà innovative visioni a 360°.
Le memorie di bora Le memorie di bora saranno benvenute alla reception del “museo”. Ogni triestino ha sicuramente un ricordo legato al nostro amato-odiato vento, l’Associazione sta raccogliendo queste testimonianze e questa mostra sarà una nuova occasione per raccogliere nuovi racconti. Anche raccogliendo nuove testimonianze il museo può crescere come museo coinvolgente e partecipativo.
Storie di un vento Tra gli eventi collaterali della mostra, sabato 5 settembre, alle 20.30 al Teatrino Basaglia, al Parco di San Giovanni, è prevista anche la proiezione in prima assoluta per l’Italia del film “Bora-Geschichten eines Windes” (Bora-Storie di un vento) firmato dal regista Bernhard Pötscher, girato in Croazia e anche a Trieste, presentato all’ultima edizione della Viennale, la principale rassegna cinematografica d’Austria.
Il contributo della regione FVG La mostra è stata realizzata con il contributo della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia per i progetti culturali nell’ambito di Esof 2020.
Appuntamento dal 29 agosto al 6 settembre, al Magazzino 27 Seguendo un percorso fisso e regolare, proprio come la bora, tenendosi tutti a un soffio di distanza, per una mostra temporanea come un refolo…